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Diete

1. Il digiuno - 1^ parte

Finite le vacanze di Natale, cercando di sopravvivere al Carnevale e alla Pasqua, tutti noi stiamo pensando alla prova costume! VERO?
Per me la prova costume è anticipata al mese di Maggio: infatti, per la Festa della Mamma dovrò andare in piscina con Mattia e Nicolò per le garette mamma-figlio! Così, oltre a pensare a cosa proporvi in cucina sono costretta a ricercare il metodo migliore per dimagrire: una vera tortura!!!
Perciò, con questa pagina inauguro un nuovo spazio dove potrete trovare info sull'argomento e magari postare qualche commento in merito o esperienza di dimagrimento.
Partiamo dal metodo più estremo per mettersi a dieta: il digiuno.
Il digiuno è uno stato di privazione degli alimenti; questa privazione può essere varia e determina diversi tipi di digiuno:
  • digiuno secco: privazione di solidi e liquidi;
  • digiuno umido: assunzione di sola acqua;
  • digiuno misto: alterna umido - secco - umido - uscita dal digiuno;
  • digiuno alternato: prevede l'assunzione di succhi freschi di verdura e frutta di stagione o di latte.
Dal punto di vista terapeutico per la cura delle grandi obesità il digiuno rappresenta certamente un valido aiuto; i dubbi nascono sull'applicazione dello stesso  nel  dimagrimento di soggetti sani.
L'opinione comune è che il digiuno non debba essere praticato nel modo più assoluto, in quanto il corpo viene sopposto ad uno stress e in mancanza di cibo si attiverebbero mecanismi di difesa che porterebbero l'organismo a cannibalizzare se stesso  e che, a lungo andare, porterebbero alla morte.
Sinceramente non ho mai creduto molto in queste teorie demonizzatrici del digiuno - pur affermando che il digiuno non è per tutti  e non può essere preso alla leggera - perché anche senza leggere nulla sull'argomento ognuno di noi ha provato gli effetti del digiuno - magari quando si è ammalati - e non sono così deleteri!

Continua...


2. Il digiuno - 2^ parte

Vediamo dunque quali sono le modificazini metaboliche indotte dal digiuno*.

Periodo postassorbimento. Insorge qualche ora dopo l'ultima assunzione di cibo, non appena gli alimenti introdotti nell'ultimo pasto sono stati completamente assorbiti dall'intstino tenue. Mediamente dura tre o quattro ore, a cui segue, in condizioni normali, un'ingestione di cibo che spezza il temporaneo stato di digiuno.
Nel periodo postassorbimento si assiste ad una progressiva accentuazione della glicogenesi epatica, necessaria per far fronte al calo glicemico e rifornire di glucosio i tessuti extraepatici.

Digiuno di breve durata. Nelle prime 24 ore di privazione alimentare, il metabolismo è sostenuto dall'ossidazione dei trigliceridi e del glucosio depositato nel fegato sotto forma di glicogeno. Con il passare del tempo, vista la modesta entità delle scorte di glicogeno epatico, la gran parte dei tessuti si adatta ad utilizzare principalmente acidi grassi, risparmiando glucosio, che  verrà destinato soprattutto al cervello e ai tessuti anaerobici che non possono utilizzare gli acidi grassi a scopo energetico. In simili condizioni le richieste cerebrali di glucosio ammontano a 4 g/ora, mentre quelle dei tessuti anaerobici si attestano a 1,5 g/ora. Dal momento che il fegato non riesce a ricavare dalla glicogenolisi più di 3 g di glucosio all'ora, è costretto ad attivare una via metabolica "di emergenza", chiamata glucogenesi: tale processo consiste nella produzione di glucosio a partire dagli amminoacidi.

Digiuno di media durata. Qualora la privazione alimentare si prolunghi oltre le 24 ore l'azione descritta nella fase di adattamento prosegue con una progressiva accentuazione della gluconeogenesi. Gli amminoacidi necessari a soddisfare tale processo derivano dalla degradazione delle proteine muscolari: dal momento che nell'organismo non esistono depositi proteici da utilizzare a scopo energetico, il corpo è  costretto ad attingere ai propri muscoli,  provocando una inevitabile riduzione della massa muscolare, con conseguente comparsa di debolezza ed apatia.
Nelle fasi iniziali la glucogenesi è in grado di produrre anche oltre 100 g di glucosio al giorno, ma presto l'efficienza di questo processo diminuisce a circa 75 g/die, un quantitativo che non è più sufficiente a garantire un adeguato rifornimento di glucosio al cervello. Quest'organo è quindi costretto a ricorrere in maniera sempre più importante ai corpi chetonici. L'iperproduzione di corpi chetonici, pur prolungando di qualche giorno la sopravvivenza dell'organismo, causa un'importante incremento dell'acidità ematica.
Nel digiuno di media durata aumenta sempre più il ricorso degli altri tessuti all'ossidazione lipidica, in un'ottica generale di massimo risparmio del glucosio ematico.
Quando il digiuno perdura oltre il 24° giorno, il corpo ha ormai sfruttato tutte le risorse proteiche e la sua funzionalità risulta compromessa.

A questo proposito, i sostenitori della digiuno terapia affermano che se il digiuno viene condotto con intelligenza ed equilibrio non presenta alcun pericolo fino al 40° giorno, poiché è solo dopo questo limite - aggiungerei "variabile" per ogni individuo - che il corpo si indirizza verso parti rischiose o delicate. Inizialmente, invece, esso si rivolge ai tessuti non funzionali e lo fa rispettando alcune priorità.

Sicuramente il digiuno provoca perdite di peso considerevoli - si può arrivare inizialmente ad 1 kg al giorno, anche se dopo i primi 7-10 giorni si ha un rallentamento e il fegato viene sovraccaricato di lavoro a causa dell'eccessiva metabolizzazioni di grassi**  -  che generano nel paziente obeso una maggiore voglia di andare avanti nel processo di dimagrimento; ciò non toglie che questa pratica deve essere approcciata nel modo giusto: nel web - i più seri - danno indicazioni circa l'alimentazione da seguire prima e dopo un digiuno prolungato, che non deve essere seguito solo per dimagrire ma anche e soprattutto per rigenerare l'organismo. Infatti, credo che il digiuno di per se aiuti il nostro corpo a prendere una pausa dal continuo lavoro che deve fare per attuare la digestione degli alimenti  e i processi che essa genera, concentrando le sue energie sulle dinamiche interne che lo fanno funzionare correttamente.

Non voglio dilungarmi oltre su questo argomento molto delicato e causa anche di tanti problemi se mal gestito; vorrei solo aggiungere che esistono anche versioni di digiuno modificato tra cui il più celebre è sicuramente il metodo Blackburn o digiuno proteico.

Alla prossima con la dieta a zona.


**(vedi "Mangiare meglio per vivere meglio", pag. 453-454)



3. Dieta a zona

Vi avevo promesso un articolo sulla "zona", ma non mi dilungherò molto perché faccio ancora fatica a leggere e le info sono molte. Ecco qualcosina, ina, ina!
La dieta di cui stiamo parlando è stata ideata e sviluppata negli Stati Uniti dal Dr. Barry Sears, laureato in biochimica e specializzato nella terapia del tumore e nel controllo dietetico delle risposte ormonali. E la "zona" è proprio una dieta basata sulle risposte ormonali del nostro corpo all'introduzione di cibo. per questo motivo la dieta a zona è una dieta personalizzata, fatta ad ok per l'individuo che la segue in quanto si avvale di calcoli basati sulla percentuale di massa magra e sullo stile di vita dell'individuo stesso.
Cosa fare? Questa dieta postula sicuramente l'ausilio di una persona competente in materia o comunque la verifica di alcuni dati mediante una serie di controlli prima di impostare un regime dietetico basato sui suoi principi; principi che tra l'altro sono anche stati adattati al nostro tipo di alimentazione dando origine alla zona italiana.
Ovviamente  si possono comprare anche libri sull'argomento e ho anche trovato un calcolatore gratuito, una cosa utile visto tutti i calcoli che bisogna fare!
Per ora questo è il mio intervento sulla dieta a zona , alla prossima con maggiori dettagli!



4. La dieta mediterranea: patrimonio immateriale dell'Unesco

Ebbene sì, la dieta mediterranea o meglio il regime alimentare che essa indica è diventato patrimonio dell'Unesco!
Ma vediamola un pò da vicino. La dieta mediterrana indica l'alimentazione media seguita dagli Italiani durante gli anni '30; un regime alimentare caratterizzato dal consumo di cereali, ortaggi e frutta fresca, un limitato apporto di grassi e proteine, provenienti queste ulmtime soprattutto da latte e formaggi.
A partire dal secondo dopoguerra, il boom economico ha portato al progressivo abbandono di questo antico stile alimentare, in linea con le tradizioni alimentari dei Paesi appartenenti al bacino del Mediterraneo, a favore di una dieta più ricca in grassi e proteine animali.
Tuttavia già negli anni '50 Ancel Keys, un nutrizionista americano, si accorse che le popolazioni del bacino mediterraneo erano meno suscettibili ad alcune patologie rispetto agli statunitensi. Da questa osservazione nacque l'ipotesi che la dieta mediterranea fosse in grado di aumentare la longevità di chi la seguiva. Lo stesso studioso, tornato in patria, proseguì per anni tali ricerche, che culminarono nella stesura del libro Eat well and stay well, the Mediterranean way".
Le oservazioni di Keys diedero il va a partire dagli ani '60 a duna serie di ricerche in vari Paesi con lo scopo di accertare scientificamente la validità di queste ipotesi; studi che hanno accertato cme la dieta mediterranea protegga in particolare dalle malattie cardiovascolari e di alcune affezioni tumorali a carico del'intestino.
Come seguirla in pratica? I principi fondamentali dela dieta sono:
  • consumo d pane e pasta, legumi;
  • uso di olio extravergine d'oliva;
  • frutta e verdura di stagione;
  • consumo di pesce, in particolare pesce azzurro;
  • limitare grassi, proteine animali, zuccheri semplici.
Ovviamente questi sono solo degli imput che ho raccolto dalle letture riportate di seguito, non è un articolo esaustivo sull'argomento e mi riservo di ampliarlo con altre info. A presto!







http://www.ausl.mo.it/dsp/sian/BoyFox/corsi/dieta_mediterranea.pdf



5. Le combinazioni alimentari

Qualche anno fa ho comprato questo libro:
"COMBINAZIONI ALIMENTARI, Salute è... associare correttamente gli alimenti",
Rimedi Naturali - DEMETRA.
Ho trovato questo libro molto interessante e l'ho utilizzato soprattutto nei periodi in cui sono rimasta incinta per evitare di sentirmi gonfia... ed effettivamente è un metodo efficace!
Penso che la giusta combinazione degli alimenti aiuti il nostro organismo a svolgere il suo lavoro in modo più naturale e armonioso, inoltre mi sentivo più sazia e non affaticata durante la digestione.
La combinazione degli alimenti mira a non creare conflitti digestivi - dovuti alla mobilitazione di enzimi diversi preposti alla digestione di proteine, grassi e carboidrati - che a lungo andare creano ristagni nell'apparato digerente, mentre una giusta combinazione rende il transito del cibo veloce e senza conseguenze gonfiore, pesantezza, sonnolenza, ecc...
Ma in realtà l'arte di combinare gli alimenti affonda le sue radici nella saggezza popolare che voleva i piatti unici protagonisti dei pasti principali: basti pensare alla pasta e fagioli!

CONTINUA...

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